Stefania – Marmo

“Se mi confronto con la maestosità dell’arte sono solo una manciata di fango e bile.
Come è possibile tirare fuori da un blocco di marmo un’opera eterna come quella del David di Michelangelo?
Come si può scolpire il dramma del Cristo morto come ha fatto Nicolò Dell’Arca?
Un blocco di pietra che parla ed emoziona, riesce a farmi sentire la furia e l’angoscia del dolore.
Il primo approccio con l’arte è avvenuto per le strade della mia città.
Rulli immersi in colorati secchi di vernice e pennelli: facevo graffiti più o meno legali senza spray.
Un’arte delicata spacciata a caso nei cantieri abbandonati e nelle strade grigie, alla ricerca di vitalità.
Nel corso degli anni poi mi sono innamorata alla scultura.
Invano lo scultore si sforza di porsi da un punto di vista unico, girando attorno alla figura, la osserva,
la scruta, la scolpisce prima con gli occhi e poi con lo scalpello, lo spettatore invece può scegliere cento punti di vista differenti,
meno quello buono, e accade spesso, cosa umiliante per l’artista, che un movimento di luce,
un riflesso di una lampada rivelino una bellezza diversa da quella a cui egli aveva pensato.
Oggi mi osservo da diverse angolazioni, con luci e chiaroscuri sempre nuovi,
consapevole di poter essere un’artigiana dell’arte”.

 

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