“Nessuno può conoscermi a fondo. Nemmeno io.
Troppo facile tirare le somme sulla base dei sorrisi, delle vittorie e dei giorni giusti che appaiono sullo strato superficiale della mia vita.
Cosa c’è dietro questa pellicola opaca che copre il mio vero io? Per ora non lo so con esattezza.
Per questo motivo, sempre più spesso, mi incammino nel mondo alla ricerca dei pezzi che mi mancano, di quelli che non posseggo.
Ho cominciato a sei anni quando mi trascinavo il mio zainetto rosa insieme a mamma e papà. Ora faccio rientrare tutto quello che mi serve nel bagaglio a mano delle compagnie low cost.
Dieci chili di trolley farciti più di un french sandwich per volare in un posto nel mondo. Uno qualunque.
Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo.
Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni.
La mia sete di conoscenza mi ha portato ad approfondire gli studi nelle lingue che mi consentono di interfacciarmi senza problemi in ogni luogo.
Studiando russo ed inglese ho le chiavi per poter accedere ai mondi della gente, comprendere i loro usi, costumi, le loro vite, le loro paure.
E conoscendo loro conosco un po’ più me stessa. Guardo il mio polso. Ho l’immensità del mondo racchiusa in poco più di qualche centimetro. Sono consapevole di essere a mio agio in ogni dove, e di sapere che tra i miei affetti c’è qualcuno pronto ad accogliermi in ogni eventuale mio momento di difficoltà o esitazione”.