“Quando mi trovo dinanzi ad una tela bianca, mi sento nudo. Mi svesto e tento di imprimere con pennelli, colori e matite il mio io più profondo. Per questo motivo mi ha sempre intimorito mostrare i miei quadri al di fuori del mio laboratorio. Ero nudo e la gente poteva osservare ai raggi X quello che ero. In una giungla abitata da enormi gorilla, tirannosauri e orsi rossi ho rinvenuto uno stato primordiale di arte che mi ha scombussolato le priorità della vita. Ho cominciato a cancellare alcune cose con un enorme pennarello nero, ma più le cancellavo più attiravo l’attenzione su di esse.
Il fatto che fossero oscurate, coperte e nascoste mi portava a leggerle con maggiore attenzione e curiosità, portandomele dietro come pesanti zavorre emotive.
Oggi voglio capire in che periodo sono immerso, come verranno catalogati questi anni da un punto di vista artistico? Forse viviamo in una completa sintesi chimica di tutti i precedenti? Ad ogni modo quello che resta è l’opera. Forse neanche più il quadro, la tela o i colori. Forse l’arte siamo noi. Costantemente alla ricerca di qualcosa che forse non troveremo mai.”